Galateo internazionale
paese che vai, usanze che trovi
Le regole del galateo variano moltissimo da paese a paese, e soprattutto fra Oriente e Occidente. Cina e Giappone, in particolare, hanno culture e usanze molto diverse dalla nostra. Una differenza che emerge chiaramente quando si tratta di interazioni sociali. Conoscere il galateo internazionale ci aiuterà a comprendere meglio le persone di altre culture e a evitare comportamenti, apparentemente innocui per noi, ma indelicati se non addirittura offensivi per loro.
Oriente e Occidente: le principali differenze
Le culture occidentali e quelle orientali interpretano la gestualità e la direzione dello sguardo in modo molto diverso. Per esempio, indicare qualcosa o qualcuno con il dito è considerato spregevole in Asia, mentre il classico gesto delle mani che simboleggia l’OK, in Giappone si usa per riferirsi al denaro. Se in Occidente coprirsi la bocca con la mano significa che si sta mentendo o si è poco sicuri di sé, in Giappone è considerato un segno di cortesia e discrezione.
Un’altra importante differenza fra Oriente e Occidente è la percezione della distanza fisica fra noi e gli altri (le cosiddette bolle). In Occidente, quando ci rapportiamo con colleghi e conoscenti, di solito, teniamo una distanza che corrisponde all’incirca a quella necessaria per una stretta di mano (il saluto più comune). In Oriente invece il saluto è a distanza, e in nessun caso prevede un contatto fisico: pensiamo, per esempio, all’inchino giapponese o al namasté indiano.
Vediamo ora le principali caratteristiche del galateo in Cina e in Giappone, due dei paesi culturalmente più distanti dall’Occidente, soprattutto quando si tratta di galateo della tavola.
Il galateo in Cina e il tabù di “perdere la faccia”
Impero millenario, fondato su rigidi codici di comportamento, la Cina risente ancora oggi dei rituali che per secoli hanno regolato la vita del popolo cinese, dalla corte imperiale fino alle persone comuni. La lingua stessa è ricchissima di titoli onorifici e registri che cambiano in base all’interlocutore e a seconda del suo grado (superiore, parigrado o sottoposto).
Un’eredità sopravvissuta al comunismo, alla Rivoluzione Culturale e all’apertura all’Occidente, e che ritroviamo in tre valori chiave della società cinese:
- Mianzi, che corrisponde al nostro concetto di faccia, intesa come reputazione personale, da coltivare come un vero e proprio lavoro. In Cina, perdere la faccia è il tabù sociale più temuto e di conseguenza danneggiare la reputazione personale di un’altra persona è considerato imperdonabile, anche se si è agito involontariamente.
- Guaxi è invece la rete di connessioni e buoni rapporti che una persona intesse per tutta la vita, necessaria in una società, come quella cinese, organizzata secondo una rigida gerarchia.
- Keqi, è la cortesia. Gli ideogrammi di questa parola sono Ke e Qui, rispettivamente ospite e comportamento.
Comunicazione e tabù: uno stile sofisticato e mai diretto
Lo stile di comunicazione in Cina è sofisticato e non è mai diretto, tanto che esprimere il proprio dissenso con la franchezza tipica dell’Occidente, è considerato un comportamento non appropriato. Per esempio, sarà molto difficile che una persona cinese risponda con un secco “No” a una richiesta che non può soddisfare, preferirà usare un’espressione più indiretta come “È difficile”.
Allo stesso modo, in Cina, è inammissibile contraddire qualcuno in pubblico, perché causerebbe la perdita del mianzi. Perdere la faccia, come abbiamo visto, è un tabù sia nella vita sociale, che sul lavoro: anche secondo la Business Etiquette, quindi, critiche e osservazioni vanno sempre espresse in privato, a maggior ragione quando la controparte proviene dall’Oriente.
Body language e contatto fisico: i segnali da interpretare correttamente
Partiamo dall’inchino. In Cina non è così diffuso – contrariamente a quanto crede la maggior parte degli occidentali – e soprattutto non corrisponde affatto a una profonda riverenza. Si limita a un semplice cenno del capo.
Il contatto fisico – in questa, così come in altre culture dell’Estremo Oriente – non è apprezzato. Baci, carezze, abbracci e le altre PDA (public display of affection) sono poco comuni.
Se in Occidente la risata è segno di divertimento, in Cina spesso si usa per nascondere l’imbarazzo. È invece l’espressione degli occhi a comunicare di più: la sua funzione corrisponde a quella delle labbra in Occidente.
Come conoscere e approfondire le sfumature del body language e dell’etichetta nelle diverse culture? Per esempio, seguendo il Corso Online Bon Ton Masterclass di Italian Etiquette Society. Mentre il Corso di Portamento e Body Language sarà l’occasione per perfezionare la conoscenza del bon ton, migliorando postura e portamento, grazie a un uso più consapevole del linguaggio del proprio corpo.
Galateo della tavola in Cina: dall’uso delle bacchette alla regola dell’ultimo boccone
In Cina ovviamente si usano le bacchette, che non vanno mai piantate nel riso, sfregate, incrociate, usate per indicare e per servirsi dal piatto comune. I bastoncini vanno sempre tenuti insieme, nella mano destra o appoggiati in orizzontale sopra la coppa del riso. Concluso il pasto, si riappoggiano sul loro supporto in ceramica, posizionato sul tavolo. Le portate arrivano a tavola tutte insieme e sono condivise, ma ogni commensale ha la propria ciotola per il riso e la tazza per il tè.
Non si prende mai l’ultimo pezzo di cibo rimasto dai piatti comuni, perché lasciare qualcosa è segno che il pasto era abbondante. E se la tovaglia si macchia? Non è un problema – anzi! -, significa che i commensali hanno apprezzato il pasto. Infatti, nella cultura cinese, una tovaglia sporca indica che gli ospiti si sono goduti le portate. Più confusione resta, maggiore sarà l’apprezzamento dimostrato.
Un’altra regola del galateo cinese da ricordare è questa: per ringraziare chi serve il tè, si battono due dita della mano destra sul tavolo.
Galateo in Giappone e la cura dell’ospite
Il Giappone, come la Cina, è un paese dove l’etichetta è ancora molto sentita. Le due culture hanno diversi elementi in comune: anche i giapponesi manifestano difficilmente il proprio dissenso, la loro società è fortemente gerarchica e l’espressione degli occhi è centrale nella comunicazione interpersonale.
Tuttavia, il Giappone ha le sue peculiarità, che si esprimono, per esempio, nell’accogliere gli ospiti, nel galateo della tavola e in quello dei regali.
In casa si entra a piedi scalzi o con le pantofole di cortesia
L’ingresso delle case giapponesi è l’area dell’abitazione dedicata al cambio delle scarpe (genkan). Di solito i padroni di casa mettono a disposizione degli ospiti delle pantofole di cortesia, che vanno tolte prima di mettere piede sui tatami.
Galateo della tavola in Giappone: dall’uso delle bacchette ai ringraziamenti di rito della cena
Come in Cina, anche in Giappone si mangia con le bacchette. Quelle giapponesi, più corte delle bacchette cinesi, si chiamano hashi, e si impugnano tenendo le dita il più lontano possibile dalle estremità che toccano il cibo. I bastoncini non vanno sfregati, divaricati troppo e non si usano per scavare o infilzare le portate. Piantarli verticalmente nel riso e passare del cibo a un commensale dalle proprie bacchette alle sue fa parte dei cerimoniali funebri, quindi sono due gesti da evitare, a meno che ovviamente non ci si trovi a un funerale.
Dove posare le bacchette? Anche in Giappone esiste un apposito supporto, dove vanno appoggiate senza incrociarle. Concluso il pasto, vanno posizionate sul piatto, parallele a noi, come in Cina, facendo però attenzione a che non puntino verso nessuno. Se il pasto è informale e le bacchette sono in legno usa e getta, la bustina di carta che le contiene fa da appoggio e una volta concluso il pasto, le bacchette vanno riposte al suo interno.
Ringraziamenti rituali e altre accortezze
A tavola è sicuramente presente la salsa di soia (shoyu). Va versata in piccola quantità nella ciotolina apposita – attenzione a non riempirla, è segno di ingordigia! – aggiungendone altra se serve, in un secondo momento. Non va assolutamente versata direttamente sul riso, che ha una forte valenza simbolica ed è considerato un alimento sacro, come il pane in Occidente. È per questo motivo che non deve avanzarne nemmeno un chicco.
A inizio cena, prima di mangiare, i commensali portano le mani unite davanti al petto e pronunciano la parola di rito Itadakimasu, che significa “prendo con grande rispetto”. Conclusa la cena, ringraziano il cuoco, l’addetto alla cassa o il padrone di casa dicendo Gochisōsama (o Gochisōsama deshita, che è l’espressione più formale).
Al ristorante, di solito, prima del pasto vengono offerti degli asciugamani inumiditi: gli oshibori. Lavette in cottone o in spugna – calde in inverno e fredde in estate –, gli oshibori servono solo per una cosa: pulirsi le mani e le dita durante il pasto. Non si usano quindi per pulire bocca, viso e naso. Una volta usate, si piegano sommariamente e si lasciano nel cestino con cui sono state portate.
Mai lasciare la mancia e mai rifiutare il brindisi
In Giappone non bisogna mai lasciare la mancia. È considerato offensivo sia per il ristorante sia per chi ci ha servito, perché equivale all’elemosina. Allo stesso modo, è considerato offensivo rifiutare il brindisi, parte integrante della cultura nipponica. Se si è astemi basterà tintinnare il bicchiere e portarlo alle labbra, esclamando kampai!
Il galateo del dono: le differenze fra Oriente e Occidente
Come comportarsi con educazione quando si accetta un regalo? La questione cambia molto fra Oriente e Occidente. Da noi i regali si scartano subito dopo aver letto il biglietto, davanti a chi li ha portati e ringraziando vivamente. Al contrario, in Oriente, i doni si aprono in privato, perché, se non dovessero piacere, la nostra espressione ci tradirebbe, facendo perdere la faccia alla persona che li ha donati.
In tutta l’Asia, i doni si porgono e si ricevono con entrambe le mani.
In Cina, a Hong Kong e Singapore può esserci l’usanza di rifiutare tre volte il dono prima di accettarlo.
In Giappone, lo scambio dei regali è un rituale che si ripete in diverse occasioni durante l’anno: a Capodanno, in estate, per rinsaldare legami sociali e lavorativi. Il dono, anche se piccolo, viene incartato con estrema cura ed è per questo che strappare la carta o aprire un regalo davanti a una persona giapponese è considerato un gesto estremamente scortese.