Dress code

cos’è e come interpretare il “codice di abbigliamento” a seconda del contesto

Vediamo insieme come far emergere la tua professionalità, migliorare la tua presenza e mettere in pratica le regole non scritte della Business Etiquette, per muoverti senza timori in tutti i contesti di lavoro.

Dress code è un termine inglese che si traduce con l’italiano “codice di abbigliamento” e indica tutte le norme che definiscono il modo adeguato di vestirsi in ogni occasione. Esistono diversi tipi di dress code, che variano a seconda della situazione in cui ci troviamo. I contesti ufficiali, come le cerimonie importanti, per esempio, richiedono un’etichetta precisa, ma anche le occasioni della vita quotidiana possono prevedere un certo grado di formalità, persino nei momenti apparentemente più casual.

Le tre varianti più frequenti sono:

  • Black Tie (cravatta nera): tipico delle serate di gala, prevede il completo nero (smoking) per lui e un abito da sera lungo o al ginocchio per lei. Entrambi saranno di ottima fattura, di foggia impeccabile e stoffa “ricca” (raso, velluto, taffetà, pizzo…) e dovranno essere impreziositi da gioielli non troppo vistosi e accessori in tinta.
  • Lounge suit (abito scuro): meno formale del Black Tie, per lui prevede un completo simile allo stile formale del business, quindi scuro ma non necessariamente nero, e un abito mezza lunghezza o pantalone e camicetta preziosa per lei.
  • Cocktail attire (abbigliamento da cocktail): qui il dress code prevede più margine di manovra per entrambi. Il completo non è d’obbligo e andrà bene anche lo spezzato con accessori dandy, mentre alle signore sono consentite mise più informali.

Ma come orientarsi nella scelta dell’outfit giusto per ogni evento? Il Workshop Dress Code Cerimonia di Italian Etiquette Society è un ottimo punto di partenza per imparare ad avere uno stile autentico, senza commettere passi falsi nei momenti più importanti.

Dress code del funerale: sobrietà e formalità

Un’altra occasione che mette spesso in difficoltà è la cerimonia funebre. Per quali abiti e colori è bene optare? La regola è questa: ai funerali ci si veste di scuro, abito per lui e vestito per lei, cappotto per entrambi. Il nero è raccomandato ai parenti del defunto, mentre gli altri potranno scegliere il blu scuro, il grigio e tutte le tinte unite spente e sobrie. Non si indossano i gioielli. L’unica eccezione consentita sono le perle.
E no anche ai capi sportivi come piumini, giacche a vento e simili.
La signora indossa sempre le calze e le scarpe chiuse con un po’ di tacco.

Attenzione: i tacchi troppo alti sono fuori luogo, così come tutte le calzature informali (sneakers, stivali e così via).

Dress code, stile personale e (alla base di tutto) il grooming

Adeguarsi alle regole del dress code ci aiuta ad avere sempre un aspetto appropriato all’occasione e a dare una buona (prima) impressione di noi.
Questo non significa necessariamente omologarsi o adeguarsi a modelli anonimi e ripetitivi. Si può essere chic anche aggiungendo un tocco personale all’abbigliamento codificato, l’importante è farlo con misura e armonia. 
Trovare il proprio stile personale è un’arte che si affina col tempo e va esercitata per prove ed errori, ma può essere utile ricordare che la sobrietà è spesso unarma vincente, perché ci semplifica la vita… Soprattutto se non abbiamo un occhio allenato e un gusto molto sicuro.  Basta poco infatti per inficiare l’immagine che proiettiamo: è sufficiente un trucco troppo marcato, un accessorio sbagliato o una dose eccessiva di profumo per compromettere l’immagine complessiva. 

E qui arriviamo a un altro aspetto essenziale: il grooming , parola anglosassone che indica la cura della persona nel suo complesso. Non c’è dress code che possa compensare la mancanza di alcune piccole, ma fondamentali, attenzioni individuali: capelli, viso e denti devono essere puliti, le mani in ordine (eventualmente laccate per le signore), barba e baffi vanno curati e la rimozione della peluria in eccesso deve essere scrupolosa.

Il profumo costituisce un ulteriore elemento di gradevolezza, purché non sia particolarmente aggressivo. Perciò attenzione a non esagerare: lasciare una scia odorosa al proprio passaggio non è sinonimo di raffinatezza e non sempre è indicato.

Falsi miti su dress code ed eleganza

“Per essere eleganti bisogna spendere tanto”.
Questo è uno dei falsi miti più comuni sul dress code.

Sicuramente ci sono indumenti su cui vale la pena investire un po’ di più, come alcuni capi spalla, ma il prezzo non è necessariamente un indicatore estetico efficace. Si può essere ben vestiti anche con pochi capi non troppo costosi o, al contrario, risultare del tutto fuori luogo nonostante le griffe. Si deve invece prestare attenzione alla qualità dei materiali, al taglio e alla vestibilità di ciò che scegliamo.

Comporre il guardaroba parfait per ogni occasione e imparare a determinare la formalità dei capi sono tra gli argomenti di approfondimento del Corso di Eleganza Moderna, il corso di Italian Etiquette Society pensato proprio per chi vuole apprendere i segreti del vestirsi bene in ogni occasione.

“Per essere eleganti bisogna vestire alla moda.”

Non è detto, anzi. La moda non va sempre a braccetto con il dress code e il fatto che le due cose coincidano è una convinzione che è bene sfatare subito. Per sua natura, il fashion system segue logiche anche commerciali e risponde a canoni che non si accordano per forza con i requisiti del bon ton e dei codici di abbigliamento. Quindi, sebbene il dress code cambi e si evolva con il mutare dei costumi, non potrà mai stare al passo con la stagionalità della moda che, va detto, non sempre premia il buongusto. Ciò che il mercato ci presenta come “di tendenza” potrebbe non essere adatto, laddove invece un capo classico potrebbe fare al caso nostro. Ecco perché i trend vanno guardati con occhio critico e spirito costruttivo.

“L’eleganza è innata. Ci sono persone che ce l’hanno di natura.”

Falso. O meglio, è sicuramente vero che alcuni di noi nascono e crescono in contesti in cui è più semplice affinare gusto e portamento, ma il savoir faire così come le regole del dress code, si possono sempre imparare. L’habitus, dicevano i latini, non è solo un modo di vestirsi, ma è anche un modo di essere e di porsi.