Business Etiquette

cos’è e perché è importante conoscere “il galateo aziendale”

La Business Etiquette è il galateo applicato al mondo del lavoro. Chiamata a volte “galateo aziendale”, nasce negli Stati Uniti, nella seconda metà del XX secolo, sulla spinta della necessità di definire un codice di comportamento nelle relazioni professionali e lavorative. Non è un caso, dunque, che la Business Etiquette sia nata proprio in Nord America, in un contesto culturale dalla marcata vocazione business.

Uno strumento per vivere meglio le relazioni professionali

Sebbene i principi di rispetto siano gli stessi del galateo classico, l’etichetta applicata al mondo del lavoro segue, però, logiche proprie. Conoscerle è indispensabile per diversi motivi. Primo, perché, da adulti, passiamo la maggior parte del nostro tempo sul luogo di lavoro e anche quando siamo in smart working, continuiamo a mantenere rapporti professionali con colleghi, clienti e fornitori (sebbene a distanza). In secondo luogo, perché non abbiamo la possibilità di scegliere con chi lavorare: spesso ci troviamo fianco a fianco con persone che non frequenteremmo al di fuori dellambito professionale, partecipando a cene, pranzi ed eventi che, se non fosse per motivi di lavoro, eviteremmo volentieri. Vale sia per chi lavora in azienda, sia per i liberi professionisti.

Dunque, la Business Etiquette è uno strumento a tutti gli effetti, indispensabile per saper vivere l’ambiente professionale e per emergere senza imporsi, bensì distinguendosi per stile, correttezza e affidabilità.

Come migliorare le proprie competenze relazionali sul lavoro? Business Etiquette Fundamentals e Business Etiquette Advanced sono i corsi di Italian Etiquette Society per imparare a presentarsi e a comportarsi in maniera impeccabile nel mondo del business.

Business Etiquette:

ranking, titoli e presentazioni

In ambito sociale, il ranking – cioè l’ordine di precedenza – segue alcuni criteri precisi legati al genere e all’età: per esempio, la precedenza va data innanzitutto alle signore e alle persone anziane.

In ambito business non è affatto così.

Il ranking in ambito business

Nei contesti di lavoro, “l’importanza” di una persona non è una questione anagrafica o di genere, ma di anzianità aziendale (seniority). Dunque, il ranking seguirà lorganigramma dellazienda: prima il direttore del manager, indipendentemente dal fatto che uno abbia trent’anni e il secondo cinquanta; prima il manager rispetto alla stagista di venticinque anni e così via.

E per quanto riguarda i clienti e le società esterne? Il cliente è sempre più importante dei colleghi, e avrà quindi la precedenza, così come la parte acquirente ha la precedenza su quella venditrice… Sarà dunque quest’ultima a offrire il pranzo di lavoro o il caffè. I membri della società esterna, in quanto ospiti, hanno la precedenza sui dipendenti dell’azienda ospitante, e se un incontro di lavoro coinvolge colleghi che provengono dall’estero, la precedenza spetta a loro, come ricompensa per il lungo viaggio affrontato per partecipare.

Titoli onorifici, accademici, professionali (e a volte anche nobiliari): quale va prima e quale dopo?

La Business Etiquette prevede inoltre una gerarchia anche nei titoli, essenziale quando si prepara il programma di un convegno o quando si scrive una lettera. In questo caso, vanno indicati per primi i titoli onorifici (Cavaliere, Commendatore e così via), poi quelli accademici (Dottore, Professore eccetera) seguiti da quelli professionali (Avvocato, Architetto, Ingegnere e così via). I titoli nobiliari, sebbene aboliti, hanno un posto nella gerarchia della Business Etiquette, ma solo se il nobiluomo o la nobildonna tiene a metterlo in risalto. Se è così, ha la precedenza su tutti gli altri.

C’è una precedenza da rispettare anche nelle presentazioni?

Ebbene sì. Esattamente come previsto dal galateo sociale, anche in ambito business è sempre la persona di rango inferiore – in termini di seniority aziendale – a essere presentata a quella di rango superiore.

Titoli sì, titoli no

Dipende dalla cultura di riferimento. In alcuni paesi, come la Germania, sono molto apprezzati, mentre in altri, come l’Inghilterra, non lo sono. In Italia, come sempre, amiamo mettere insieme tante cose diverse: qui da noi l’utilizzo dei titoli dipende in ampia misura dal settore. Per esempio, in ambito giuridico i titoli sono molto usati, quando in altri contesti, come la moda o il marketing, non è così. Nel caso delle presentazioni, se la persona possiede vari titoli – per esempio Commercialista e Cavaliere della Repubblica – ne va scelto uno, il più importante.

I titoli vanno invece evitati quando ci si auto-presenta. In questa occasione è utile saper riassumere in poche parole le proprie competenze professionali e le proprie aspirazioni (il cosiddetto elevator pitch) piuttosto che sottolineare il proprio titolo.

Dress Code sul lavoro: come dare il giusto contenitore ai propri contenuti

Sebbene non vi siano indicazioni scritte che stabiliscano il dress code più indicato sul luogo di lavoro, un abbigliamento adeguato al contesto aiuta a creare unimmagine affidabile e coerente di noi. Sì, dunque, a giacca e cravatta per avvocati, commercialisti, bancari, ma non per chi, sul lavoro, ha bisogno di abiti comodi e funzionali, come artigiani o operai. E viceversa. Non esiste un dress code giusto e uno sbagliato, la correttezza, quando si tratta di abbigliamento per il lavoro, dipende dal contesto.

Come scegliere i capi più adatti in ambito business? Il Workshop Stile al Lavoro di Italian Etiquette Society è l’occasione per imparare a valorizzare la propria immagine professionale, scegliere gli abiti adatti a ogni occasione della sfera lavorativa e sapere quali dettagli curare per vestire in maniera sempre appropriata e mai noiosa, sia in ufficio che da remoto.

Galateo del colloquio di lavoro: un decalogo per partire col piede giusto in azienda

No a curriculum vitae inviati senza presentarsi né salutare. No al colloquio accompagnati dalla mamma. No al telefono acceso e che squilla durante la conversazione con i recruiters. No al chewing-gum mentre si parla. Questi sono certamente degli estremi, ma sono esempi reali, di cui diversi HR manager hanno avuto esperienza diretta. Evitare queste gaffe è possibile, basta seguire alcune semplici regole.

Decalogo

Quindi ecco un breve decalogo di cosa è bene fare e cosa evitare ai colloqui di lavoro:

Il colloquio di lavoro è nella maggior parte dei casi un’occasione formale. Quindi un po’ di cura della forma è indispensabile sin dall’inizio: dal momento dell’invio del proprio CV.

Il curriculum deve essere sempre accompagnato da una lettera di presentazione ben curata sia dal punto di vista formale che del contenuto. Torna utilissimo in questo caso rispondere alle domande di questa classica scaletta:

  • Chi sei?
  • Perché vorresti lavorare per la nostra azienda?
  • Quale potrebbe essere il tuo contributo?

Per rispondere a queste domande, è bene fare un po’ di ricerche sullazienda per cui ci si vuole candidare. Arrivare al colloquio con le giuste informazioni serve ad aumentare le probabilità di ottenere un’assunzione, ma è anche una questione di cortesia e di rispetto per chi ci dedicherà tempo e attenzione.

Al colloquio si deve arrivare con un leggero anticipo ed è quindi importante prepararsi prima, studiando il percorso per tempo. In caso di ritardo è obbligatorio avvisare con una telefonata.

Sembra scontato, ma non lo è: sorridere, ringraziare, dire per favore, presentarsi con nome e cognome, salutare con cortesia, sedersi dritti e composti sono tutti segnali indelebili di buona educazione, che lasceranno un’ottima impressione. Sapete che alcune aziende chiedono, dopo i colloqui, un feedback anche al receptionist che ha accolto i candidati?

Come abbiamo visto, l’abbigliamento più adatto sul lavoro dipende dalla professione, ma al primo colloquio è bene peccare di formalità, piuttosto che apparire trasandati. Il binomio giacca scura e camicia bianca, sia per lui che per lei, è nella maggior parte dei casi  una scelta giusta.
La Business Etiquette lavora su tutti questi aspetti, permettendo di raffinare ogni touchpoint della relazione con il cliente, valorizzando così al massimo la Client Experience.

Per offrire un’esperienza del brand realmente personalizzata e dunque memorabile, e aumentare la soddisfazione del cliente.

Non si porta nulla da mangiare, da bere o da masticare a un colloquio di lavoro. L’unica eccezione – ma solo se è estate ed è veramente molto caldo – è una bottiglietta d’acqua, anche se spesso questa viene offerta durante il colloquio. E qui veniamo al punto 5.

Spesso al candidato o alla candidata viene offerto un bicchiere d’acqua. È bene accettarlo, per dimostrare di essere a proprio agio.

Non silenzioso, ma spento. Il telefono deve essere rigorosamente spento per due motivi. Primo, potrebbe squillare durante il colloquio, interrompendolo. Secondo, il semplice suono della vibrazione potrebbe agitare e distrarre il candidato o la candidata, che quindi potrebbe interrompersi e tradire le proprie emozioni.

L’ansia e la tensione sono normalissime in queste occasioni, ma vanno contenute. Il linguaggio del corpo potrebbe tradirle, quindi attenzione a evitare alcuni classici gesti di auto-rassicurazione, che comunicano disagio: toccarsi i capelli, il collo, mangiarsi le unghie, togliere le pellicine dalle dita, battere i piedi.

Ringraziare sempre e comunque chi ha condotto il colloquio di lavoro per il tempo e l’attenzione dedicata. La curiosità di sapere com’è andato è sempre forte, ma è assolutamente vietato chiedere, perché non è né il momento, né il luogo per farlo. Ammesso chiedere quali sono i tempi previsti per la selezione, trascorsi i quali, se, l’azienda non si fa sentire, è lecito inviare una mail cortese – ma senza insistere – per avere un riscontro.

La mamma, il papà, il fidanzato, l’amica devono restare a casa o, al massimo, in attesa fuori dall’azienda. 

Le domande le fa chi intervista. Questo non vieta che il candidato o la candidata possa farne, ma devono essere poche e opportune.

Galateo dello Smart Working

Come in ufficio, anche a casa è bene avere un dress code adatto, soprattutto se la giornata prevede una o più videochiamate. Quindi no a tute, felpe e a tutti i classici capi per stare in casa”. Sì, invece, a un abbigliamento professionale, assicurandosi di avere aspetto e capelli in ordine.

Anche lambiente deve essere curato: l’ideale è avere uno spazio dedicato al lavoro, arredato a ufficio. E se non è possibile creare un angolo di questo tipo, è decisamente meglio comparire in videocall con uno sfondo neutro, come un muro bianco o una libreria, che avere alle spalle i fornelli della cucina o una stanza in disordine.

Telecamera accesa, nessun rumore di fondo, connessione stabile sono alla base del galateo delle videoconferenze. Sono previsti documenti? È bene inviarli per tempo, prima della riunione, insieme al link dell’invito alla call, perché tutti possano prepararsi.

Denaro sì o denaro no? Nella Business Etiquette “parlare di soldi” non è un tabù

Se nel galateo classico parlare di denaro è un tabù, nella Business Etiquette non lo è affatto: il denaro è uno dei motivi più importanti per cui si lavora. L’essenziale è affrontare l’argomento con sicurezza e senza sentirsi a disagio, perché le trattative sono parte integrante delle relazioni di lavoro.